Solcata ho fronte, occhi
incavati intenti,
crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto,
labbro tumido acceso, e tersi denti,
capo chino, bel collo, e largo petto;
giuste membra; vestir semplice eletto;
ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
avverso al mondo, avversi a me gli eventi:
talor di lingua, e spesso di man prode;
mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,
pronto, iracondo, inquïeto, tenace:
di vizi ricco e di virtù, do lode
alla ragion, ma corro ove al cor piace:
morte sol mi darà fama e riposo.
crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto,
labbro tumido acceso, e tersi denti,
capo chino, bel collo, e largo petto;
giuste membra; vestir semplice eletto;
ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
avverso al mondo, avversi a me gli eventi:
talor di lingua, e spesso di man prode;
mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,
pronto, iracondo, inquïeto, tenace:
di vizi ricco e di virtù, do lode
alla ragion, ma corro ove al cor piace:
morte sol mi darà fama e riposo.
Capel bruno: alta fronte: occhio loquace:
naso non grande e non soverchio umile:
tonda la gota e di color vivace:
stretto labbro e vermiglio: e bocca esile:
naso non grande e non soverchio umile:
tonda la gota e di color vivace:
stretto labbro e vermiglio: e bocca esile:
lingua or spedita or tarda, e non mai vile,
che il ver favella apertamente, o tace.
Giovin d'anni e di senno; non audace:
duro di modi, ma di cor gentile.
che il ver favella apertamente, o tace.
Giovin d'anni e di senno; non audace:
duro di modi, ma di cor gentile.
La gloria amo e le selve e il biondo iddio:
spregio, non odio mai: m'attristo spesso:
buono al buon, buono al tristo, a me sol rio.
spregio, non odio mai: m'attristo spesso:
buono al buon, buono al tristo, a me sol rio.
A l'ira presto, e più presto al perdono:
poco noto ad altrui, poco a me stesso:
gli uomini e gli anni mi diran chi sono.
(A. Manzoni)poco noto ad altrui, poco a me stesso:
gli uomini e gli anni mi diran chi sono.
L’autoritratto di Foscolo e
quello di Manzoni sono molto simili per struttura; risultano, invece,
palesemente e naturalmente differenti sul piano contenutistico.
Per ciò che riguarda l’aspetto
fisico, dovendo immaginare una tela vera e propria con dipinta l’immagine degli
autori, si può notare che mentre quella di Foscolo lo raffigurerebbe a mezzo
busto, quella del Manzoni ne ritrarrebbe solo il viso. Inoltre sul viso di
Foscolo troveremo le tracce della sua condizione sociale e psichica, invece,
quello del Manzoni risulterebbe come un ritratto privo di contesto.
Entrambi delineano nella
seconda quartina dei loro sonetti i loro caratteri e i loro modi di agire.
Questi risultano molto differenti: alla sicurezza e la schiettezza di Foscolo
si contrappongono l’insicurezza e la riflessione attenta del Manzoni.
Una notevole differenza si
presenta nella prima terzina; qui Foscolo continua nel delineare il suo
carattere, mentre Manzoni ci mostra i suoi valori e i suoi principi.
L’ultima terzina dà, invece,
spazio alle considerazioni personali. In quest’ambito Foscolo individua la
morte come unico mezzo per arrivare alla serenità e alla fama, risultando
dunque ben cosciente di sè. Manzoni sottolinea, al contrario, la sua ignoranza
riguardo se stesso: egli stesso non è consapevole di sé, così come nessuno lo
conosce. In comune a Foscolo ha l’idea che le considerazioni degli uomini e il
trascorrere degli anni lo porteranno ad essere compreso e amato. E’ proprio questo il finale di entrambi i
sonetti.
sarebbe stato molto opportuno contestualizzare e indicare le date di composizione e pubblicazione
RispondiEliminahai ragione
EliminaFOSCOLO PAZZO SGRAVATO IN TESTA SIUM ESKERE PORCO DUE DUE SEI UN PORCO MATTO IN CULO COT DELLO SGRAVK SIGNORI DI TWICH E DELLE POWERZONE
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